Critica o ingiuria,
stabiliamo i limiti!
Quando una frase offensiva rientra nella normale critica e quando, invece, eccede nell’ingiuria gratuita?
Se, nella prassi comune, il confine può essere soggettivo e rimesso alla sensibilità delle persone, per il diritto esiste una linea netta di distinzione, tra critica e ingiuria, oltre la quale scatta l’illecito penale.
Ovviamente, trattandosi di questioni da valutare caso per caso, la legge non definisce dei criteri fissi, ma lascia al giudice il compito di interpretare quando applicare l’esimente del diritto di critica e quando, invece, stabilire la condanna per ingiuria.
Di recente, la Cassazione [1] ha definito un criterio guida che, seppur spiegato con una formula apparentemente generica, lascia intendere molto chiaramente fin dove si possono spingere i dissensi. Secondo la Suprema Corte, per rimanere nel lecito, e poter quindi applicare il cosiddetto diritto di critica, è necessario che l’espressione utilizzata consista in un dissenso motivato, manifestato in termini misurati e necessari. Se, invece, si trascende in un attacco personale, con espressioni volte solo a ledere la dignità morale, professionale ed intellettuale dell’avversario o del contraddittore, allora scatta la sanzione penale per il delitto contro l’onore.
Fonte: laleggepertutti.it