Le nuove forme di lavoro a distanza: benedette oppure…?
Le nuove forme di lavoro a distanza (home, remote e smart working) rese ancora più attuali dalla pandemia, impongono il ripensamento delle strategie di esercizio del potere di controllo della prestazione e, in generale, della condotta del lavoratore.
Un tema delicato, al riguardo, è quello della verifica dell’adempimento contrattuale da parte del lavoratore, effettuata con modalità a distanza e quindi con i relativi vincoli normativi in tema di liceità e di possibilità di utilizzo delle informazioni raccolte.
Non va sottovalutato, inoltre, il fatto che una prestazione resa al di fuori del perimetro aziendale è maggiormente esposta a rischi di interferenze illecite e quindi il datore di lavoro ha sicuramente l’interesse ad assicurarsi che il lavoratore, dolosamente o colposamente, non condivida informazioni e dati strategici con soggetti non autorizzati.
L’attuale contesto rende peraltro sempre più rilevante e pervasivo l’utilizzo delle tecnologie informatiche e le problematiche che ne derivano in termini di corretto utilizzo da parte dei lavoratori: a tale riguardo, il datore di lavoro avverte l’esigenza di avere traccia dell’utilizzo degli strumenti informatici ed in particolare delle trasmissioni di dati, ma si trova di fronte questioni complesse in tema di liceità dei controlli ed anche di riproducibilità dei dati raccolti in caso di contenzioso. Importante quindi capire quale supporto può derivare al datore di lavoro dall’attività dei propri consulenti legali ed informatici e dall’utilizzo di agenzie investigative.
L’uscita del lavoro dalle sedi aziendali rende quindi fondamentale ripensare l’organizzazione dell’attività di impresa, ma determina anche una maggiore complessità nella gestione dei rapporti con i propri collaboratori, imponendo di adeguare l’osservanza dei tradizionali doveri di diligenza e fedeltà alle mutate caratteristiche delle prestazioni lavorative ed al dominio assoluto della tecnologia informatica.